Ma sì, ammettiamolo: è uno dei miei giochi preferiti sin da bambino.
FARE ELENCHI E CLASSIFICHE.
Manco fossi lo stampatore del Wyoming che ha inventato le Pagine Gialle o una Maria Teresa Ruta qualsiasi alle prese con
la Serie A quando la Domenica Sportiva la presentava Sandro Ciotti mica quel canotto gonfiabile e gonfia-bile.
Di norma, la mia norma, sono classifiche impostate su "i migliori 5" o, al massimo e per Massimo, 10. Stavolta voglio
esagerare e, come diceva il pubblico prezzolato di "Ok il prezzo è giusto" mentre la Zanicchi invece di cantare partecipava al programma di riconglionimento di massa chiedendo al
concorrente-elettore di turno di girare la ruota: Cento! Cento! Cento!!! link
Le cento cose che mi hanno cambiato la vita, che mi hanno formato. In ordine sparso e non d'importanza. Cento quante gli
articoli pubblicati sul blog Scrittori Pericolosi. Traguardi. Tagliati per ultimo, quindi sconfitte. Tagliati per primo, e siano vittorie. Ma anche tanti arrivi in gruppo, quei bei pareggi che
solo gli stolti vedono come insuccessi. Cento fatti, luoghi, persone. Un pezzo di strada lunga (quasi... ancora 5 giorni) 34 anni. Cento cose per poter dire "Ok il PEZZO è giusto".
1 - I "quadri" in cui campeggiavano, alla riga col mio nome e
cognome, tre bei 5 in rosso: matematica, francese e italiano. E la parola bocciato che mi aprì un mondo di nuove conoscenze e di apprezzamento delle sconfitte.
2 - Quella volta che, nonostante il "soprafondo" di una band rock, ti ho ascoltata sfogarti per due ore e ho capito che
saresti diventata la mia migliore amica. Ma non potevo neanche immaginare tutte le cose che abbiamo fatto e che continuiamo a fare insieme. Ora te l'ho detto. Ecco fatto!
3 - Quando con la mia prima telecamera, la mia prima ripresa fu per Nonna Giovanna, che dopo qualche giorno si sarebbe
presentata col suo accento dello Stretto e gli occhi timidi a quello che lei credeva essere San Pietro e che, siccome ci credeva davvero, quella volta doveva essere proprio lui in barba e
ossa.
4 - Il giorno che uscì il mio primo libro, APNEA, che poi è il giorno che conobbi dal vivo il mio editore, oggi vero
amico, Andrea Giannasi. Agli aerei che passavano sulla mia testa sulla Roma-Civitavecchia, al Cirò Rosso "Special Edition Lerose" che stappò mio padre e all'emozione composta di mamma che sin da
bambino ha sempre creduto in me.
5 - L'uscita dalla fitta giungla nepalese, dopo un impervio cammino sul sentiero costruito dai monaci tibetani, con i
calzini di spugna bianchi che si erano fatti rossi per le sanguisughe, e una volta arrivati in cima a un tremila, capire la relatività della parola cima, perché di fronte a noi si stagliava, in
tutta la sua maestosità, il candido tetto del mondo: l'Everest. La bellezza dell'impotenza di fronte all'immenso.
6 - Gli ultimi trenta chilometri che le nostre biciclette hanno portato me ed Enrico Locatelli da Kebili a Douz, la fine
dell'asfalto e le ruote inghiottite dalla sabbia gialla e infinita del Deserto del Sahara. E io come un granello del ciclo della vita.
7 - Il primo passo con cui ho calpestato il palcoscenico, il mio primo vestito di scena e la mia prima battuta. Avevo tre
anni e una passione grande così.
8 - La mia mano che imbocca papà steso sul divano della vecchia casa, il suo trattenere le lacrime di dolore per non farmi
soffrire, mentre in tv davano la finale di Coppa Campioni Sampdoria-Barcellona. Quando si scopre che l'uomo più importante è vulnerabile.
9 - Le parole calme e dolci della Dottoressa Giardino che mi hanno ridato la forza di affrontare di nuovo il
palcoscenico.
10 - Il primissimo bacio rubato a una bambina quando ero all'asilo; il primo bacio alla francese sotto la pioggia e a
comandare, ovviamente, era lei, appoggiata alla vasca dove si lavavano i panni "giùalgiardino".
11 - Il Signor Bischofberger (o come diavolo si scrive) che mi ritrovò a passeggio per le vie di Wangen e mi riportò a
casa degli zii dove la disperazione regnava sovrana. Avevo tre anni. Ero solo. Mi ero perso. Ma non lo sapevo.
12 - Il giorno che sono andato a vivere da solo su al Centro Storico... e quello in cui la stronza della padrona di casa
mi ha sfrattato senza preavviso.
13 - La paura del primo esame universitario, Storia e Critica del Cinema, il panico per non riuscire a superare
l'ultimo, Lingua e Letteratura Spagnola, quando la tesi era già pronta da due mesi, e poi la gioia per quel "pezzo di carta".
14 - Ero seduto in fondo al pullman, non ricordo di ritorno da quale uscita con gli scout; avevo un walkman bianco mezzo
scassato e Claudio mi prestò una cassettina fatta in casa. C'era scritto a penna QUEEN.
15 - La luce della piana di Giza, l'atmosfera irreale e la consapevolezza che l'uomo cerca qualcuno nell'aldilà perché ha
semplicemente paura della grandiosità di certi uomini aldiquà.
16 - La prima volta.
17 - La sera che affrontai una delle mie paure per poter completare una delle mie passioni. Una casa all'ottavo piano di
Via Tiburtina, buia e deserta. La videocassetta che manda Shining e io che, alla fine del film, vado a dormire con la consapevolezza che l'orrore è intorno a me ma che un capolavoro, spesso, può
annientarlo, almeno per due ore.
18 - Quella volta che a guardare lo spettacolo c'erano solo 11 ascoltatori e quella in cui recitai il monologo di
Novecento davanti a millequattrocento persone. Perché la voglia è rimasta uguale come il dare il massimo per ogni singolo spettatore.
19 - Mamma si siede sul letto e mi racconta le favole.
20 - Il giorno che al Salone del libro di Torino ho presentato MALARIA, che poi è lo stesso in cui, fra un bicchiere di
vino e un'emozione pensando alla mia città, ho creato il TERRACINA BOOK FESTIVAL.
21 - Quei 500 km luttuosi, con un "non si sa se arriva a stanotte", e poi l'abbraccio sulla scalinata fra papà e Zio
Nardo, mentre Nonno Ciccio aveva finito di soffrire. E il ricordo di quando, seduto a tavola silenzioso e dolcissimo, gli accarezzavo i capelli dietro la nuca e lui rideva come un bambino.
22 - Avevo circa dieci anni e, entrando a casa dei nonni, chiamo, ma nessuno risponde. Sento canticchiare in bagno.
Ovviamente spalanco la porta senza chiedere permesso e mi ritrovo Zia Patrizia sotto la doccia. Stupore. Perché il mio sguardo si sofferma solo, esclusivamente, su quel triangolo nero?
Mah...
23 - La psicologa (non faccio nomi perché sono un signore) della scuola elementare che, non so con quale laurea, a un mio
stato d'animo un po' ansioso (ps "anche ai bambini possono girare i coglioni" Freud, Jung o Niculine i' piattare, non ricordo...) e a una mia banalissima ripetzione della prima sillaba di una
parola (UNA!!!), pensò bene di trattarmi come un malato mentale (con tutto il ripsetto, per carità!) e farmi ripetere e spezzetare le parole in sillabe. Per la serie "come accrescere l'ansia in
un bambino e farlo sentire fuori luogo in ogni conversazione: la balbuzie ringrazia!".
24 - Nonna Annina che mi racconta, fra aspirate calabre e risate da bambina, la "fuitina" con Nonno Ciccio il giorno prima
del matrimonio, quando il padre le concesse per la prima volta di stare da soli per 5 minuti dopo un anno intero in cui non si potevano neanche rivolgere un "bona jurnata" per
strada.
25 - Come il giorno in cui sono nato. Il mio natale.
26 - Il gesto solenne con cui riposi IL SIGNORE DEGLI ANELLI sulla libreria, conscio di essere cresicuto grazie a Tolkien
e a tutti i suoi insegnamenti.
27 - Accompagno papà alle prove della Filodrammatica. Il regista Genesio Cittarelli, un uomo dall'aria burbera ma con il
cuore grande che assomiglia nei modi a mio nonno materno, mi fa "Se ti dico una frase tu la sai ripetere?". Io ripeto. Col tono e la faccia giusta. Avevo tre anni e non sono più sceso dal
palcoscenico.
28 - Durbar Square di Kathmandu, Nepal. Un bimbo con solo un magliettina addosso è seduto in mezzo alla fogna a cielo
aperto. Gli do una barretta di cioccolato tipo Kinder. Mi ringrazia col sorriso, la apre come fosse una reliquia, sta per morderla, poi ci ripensa e chiama un altro bimbo poco più piccolo. La
spezza e fanno un po' per ciascuno.
29 - Dal fischio dell'arbitro al mio
piede contro la finestra della scale passarono forse 10 secondi. La partita era Toro-Juve. Si era sul 3-2. E ovviamente fischiò rigore per i gobbi. Vetro infranto, paura di tutti e cazziatone di
papà. Rischiai grosso ma non mi feci tanto male. E cominciai a capire che, in fondo, è una, seppur meravigliosa e appassionante, partita di pallone. Ah, per la cronaca: Pastine parò il rigore a
Ravanelli e il Toro vinse.
30 - Il SI della Piaggio comprato con i soldi del lavoro da cameriere.
31 - Partita di campionato Mini-Basket. Terracina-Fondi. L'arbitro fece, a giudizio di un ragazzino che era
agonisticamente coinvolto, un mucchio di errori che, sempre a quegli occhi, si trasfrormarono in premeditate cattiverie per farci perdere contro i "ricchi" della provincia. Esco per 5 falli,
anzitempo. Rientro negli spogliatoi furioso. Esco nel parcheggio e cerco il pulmino del Fondi. Gli stacco la targa a calci. Il coach Saverio mi prese da parte e mi spiegò che la rabbia agonistica
la dovevo catalizzare solo in campo e dimostrare di essere un giocatore grintoso ma leale. Dopo due giornate di squalifica tornai e l'unica arma che avevo, la grinta, mi aiutò fuori e dentro il
campo.
32 - Un palchetto tre metri per tre,
un tavolino e una poltorna come scenografia, l'odore di salsicce che proviene dagli stand di Piazza Cipollata e un freddo dicembrino che non tarpa le ali al primo volo de La Zanzara.
33 - Quella sosta in autogrill, papà che parcheggia la 127 blu che ai miei quattro anni sembrava un astronave e mamma che
inserisce una musicassetta. Da allora la mia filosofia di vita: SONO SOLO CANZONETTE.
34 - Le luci che si abbassano, il video che parte e la prima assolvenza alla presentazione di AD OCCHI CHIUSI, il mio
primo cortometraggio. La prima volta che portavo a termine professionalmente un lavoro inziato come altri mille... ma mai realizzati.
35 - La Route. io e Andrea "Baloo" Orlandi in cammino, zaino in spalla, con i nostri sedici anni, la tenda da montare, le
stelle, le chiacchiere, il fuoco di bivacco e una cena frugale.
36 - La mia prima storia scritta. A 4 anni. Era un fantasy a fumetti. Tralascinado i disegni, pessimi come continuerebbero
ad esserlo se li facessi ora, la storia ha già molto della mia scrittura che, ancora in fase di evoluzione, presenta segni caratteristici. Si intitola "Nel paese di Fruttolandia".
37 - La vista della copertina di un DVD con Telly Savalas nella sua cameretta e la scintilla artistica che divampò in
incendio "mastrilliano" e non solo con l'amico Enrico Tribuzio.
38 - 4 mesi al Serené Village con tutte le persone e le esperienze concatenanti che mi hanno portato ad altrettante
esperienze lavorative sempre a un livello maggiore.
39 - Crescere, secondo di dodici cugini, nello stesso palazzo con giardino in cui tutti i santi giorni c'era qualcosa da
inventare per giocare. Altro che Playstation!
40 - Assistere ad un funerale induista sul fiume Trisuli e mentre il corpo della donna bruciava sulla catasta avvolta da
lenzuola bianche e arancioni vedere i bimbi giocare a due metri di distanza sguazzando nell'acqua sacra come nulla fosse. Il ciclo della vita.
41 - Un uomo dagli occhi vispi, la voce sicura e le idee geniali. "Chi di voi sa cucinare? Quelli che non hanno alzato la
mano possono lasciare l'aula: non diventerete mai degli scrittori!". Vincenzo Cerami. E anche il 30 (uno dei rarissimi) che mi diede all'esame di Scrittura Creativa e la sua frase "Tu puoi
farcela davvero!".
42 - Piazza di Cirò, vacanze estive. Salivo su una panchina e arringavo le folle di vecchietti, signore a lutto perenne e
venditori di gelati. Senza microfono. Avevo 3 anni.
43 - Il concorso alla Scuola Nazionale di Cinema. E l'ingenuità con cui ero andato a farlo. E la scoperta del "sistema
Italia".
44 - La visita ai Musei Vaticani con Nonno Pietro e Lucio, partendo dal trenino dei Puffi da Terracina passando al pranzo
che ha pagato il Boss tacciato di tirchieria, per concludersi, dentro la Cappella Sistina, con l'artista Pietruccio Pallotta che, contemplando il collega Michelangelo, chiosò "Chissà chist'
quanto cazz' c'ha speso!".
45 - Terzo Liceo Classico. Ultimo anno. Dopo l'Assemblea d'Istituto occupiamo la scuola. Tutti. Suonata la prima
campanella se ne va la metà. Al suono della secondo rimaniamo 20. Poi in 4: io, Matteo, Vincenza e Christian. Lo striscione "Scuola Okkupata", due poliziotti che giocano a carte con noi, il
Commissariato e il manifesto fuori il Da Vinci "Lerose Libero" con le firme di tutti compresa quella del Sindaco Recchia!
46 - Ai miei polmoni che hanno gridato per richiamare l'attenzione di papà e zio Oscar mentre mio fratello stava affogando
dentro una "pozza" a Ponza. 8 anni io, 5 Lucio.
47 - Tunisia: la notte che ho dormito (?) nella stazione (??) di El Jem, i 100 km in bici lungo il lago salato Chot el
Jerid in un solo giorno con 38 gradi, il vero Hammam e quella ragazzina che al bordo della strada ci regalò (!) il pane perché "voi Italia, grazie! Grazie Craxi!".
48 - Vari "provini su parte" che si trasformavano in sfilate di moda, "se ci dai tot la parte è tua" o altre richieste
discutibili.
49 - Le persone che tentarono di far chiudere la Compagnia teatrale La Zanzara chidendomi di lasciare il posto da Regista,
la loro faccia stupita al mio assenso (per metterli alla prova) e quella di rabbia constatando le proprie incapacità. La democrazia si impara anche così.
50 - Canotto. Verso la boa. Papà mi butta in acqua e si tuffa con me. Poi mi lascia e mi dice di nuotare da solo. Annaspo.
Ho paura. Poi l'istinto, i piedini veloci e le braccia acchiappatutto. Il mare. Punto.
51 - I dieci mesi di Servizio Civile come Obiettore di Coscienza presso l'Ospedale.
52 - Il Louvre, il Prado, gli Uffizi, il Reìna Sofia, Orsay e tutti, ma proprio tutti i musei in giro per il mondo che ho
visitato.
53 - L'emozione di recitare su al Tempio di Giove con, alle spalle del pubblico, l'intera costa illuminata e un cielo
stellato senza pari (perché mio).
54 - Tutte le nascite e le morti di amici, parenti o persone più o meno famose a cui sono legato, perché in ognuna un
pezzo del nostro ingranaggio vitale si modifica.
55 - La maestra Finalba delle Elementari.
56 - Il cammino zaino in spalla per la provincia francese di Champagne-Ardenne fino ad arrivare alla Cattedrale di Troyes.
Il senso di comunità con gli altri fratelli e sorelle che percorrevano quel cammino.
57 - Il primo concerto della mia vita: Edoardo Bennato allo stadio di Borgo Hermada. E tutti quelli a seguire, i due Vasco
(Olimpico e Latina), i 3 dei Negrita, altre due volte Edo, i 99 Posse, Carboni, Baccini, i tanti Primo Maggio a San Giovanni, i Litfiba con mio fratello, Mannarino e tanti, tanti altri.
58 - Fare ricerche per la mia tesi di laurea e 6 anni dopo vederla pubblicata come saggio sul cinema di Kubrick e ricevere
gli apprezzamenti dal mondo accademico e, soprattutto, dai fans. Un grazie anche al professor Maira, regista e grande uomo.
59 - Asilo. Dei miei compagni nel giardino intrappolavano lucertole e io le liberavo. Istinto, testa e cuore.
60 - Il professor Enzo Rosato che nel triennio finale del Liceo Classico mi ha fatto amare, con la passione che gli è
propria, la letteratura e, alla Robin Williams, mi ha fatto capire che "parole e idee possono cambiare il mondo".
61 - Gaeta, Sperlonga, Norma, Sermoneta, Ninfa, Parigi, Garfagnana, Lucca, Torino, Lecce, Modena. Visite, incontri, lavoro
e piacere tutto in un anno. Non a caso. In fila. Come una caccia al Tesoro.
62 - Quella volta che, senza casco col Ciao rosso di Papà, scappai di fronte al posto di blocco della Municipale davanti
alla Posta di Viale Europa. Avevo 14 anni.
63 - Ogni Festival Letterario, dal famoso Salone del Libro di Torino alla più piccola presentazione di un mio libro. Le
domande, le risposte, le letture, le critiche, i consigli dei lettori veri.
64 - Il giorno che papà tolse le rotelle alla bicicletta e mi disse "è ora che vai da solo!".
65 - Tutti i bimbi e le bimbe che ho fatto recitare nei mini-Musical dopo soli 5 giorni di prove durante gli Sport Camp.
Le loro emozioni, i loro sorrisi, il loro "grazie".
66 - Mangiare il couscous da un unico piatto condividendolo con altre 5 persone. Con le mani e seduto in terra come da
tradizione araba. Eravamo sulla strada per Hammamet e ci ospitarono sotto l'ombra dei pini vicino al mare.
67 - Tutti i compagni delle Elemantari, sezione C della scuola Arene, e buona parte dei compagni delle due classi che ho
avuto al Liceo da Vinci, sezione B del Classico. Le medie le ho odiate, i ragazzini e le ragazzine a quell'età possono essere di una cattiveria seriale.
68 - Le estati a Cirò con gli zii e i cugini. I cornetti appena sfornati nel forno di zio Quintino, le abbuffatte "mangia
ca sinnò ti sciupi" e i bagni nell'acqua subito profonda.
69 - Quella vigilia della Befana che, dopo aver portato la calza su da nonna poggiandola sul camino, finsi di dormire e
poi sbirciando da sotto le coperte scoprii che in realtà erano mamma, zia Patrizia e zia Luisa a mettere i dolcetti e il carbone nei nostri calzini. Idem per Babbo Natale: aveva la montatura
degli occhiali di zio Eugenio.
70 - Le nottate a scrivere la commedia teatrale "Calcio, Cimici e Caffé" con Gregorio Casanova e Fabio De Marco. E anche
il provino per Zelig fatto a Rimini.
71 - Due momenti distanti qualche anno, due situazioni analoghe: una comitiva di amici che stava senz'altro meglio senza
di me, con la codardia di non sapermelo dire. Due lievissime sofferenze che si sono trasfromate in consapevolezza che l'Amicizia è ben altro della Conoscenza.
72 - Il tempo di preparare una macchinetta da due/tre tazze per assimilare la mia spiegazione, il tempo che il caffé sale
per "schizzare" sul foglio quella che sarà la copertina del mio secondo romanzo, il tempo di uno sguardo e un sorriso per farmi capire che grande uomo è Luciano Cisi.
73 - Il Pandino rosso.
74 - La saga del capro espiatorio di professione Benjamin Malaussene. Grazie al suo autore Daniel Pennac ho capito che era
possibile quella mia bislacca idea di creare delle "commedie gialle", dei "thriller in cui si sorride anche", come IL SOLITARIO.
75 - La Zenit-E di fabbricazione russa, la Polaroid, il mito delle diapositive, la prima digitale che mi rubarono
all'autogrill di Modena e in generale la passione per la fotografia.
76 - Quella notte del 31 luglio del 1991 che a me e a mia cugina Marta rubarono le biciclette sul lungomare mentre eravamo
ad una festa in spiaggia. E i due insegnamenti: "le cose a cui tieni prima o poi e in un modo o nell'altro spariscono", e "quando vanno via i villeggianti non devi mai lasciare incustodite le
cose".
77 - La curiosità, mai morbosa, per tutto ciò che è diverso, dal carattere di una persona a un piatto tipico
straniero.
78 - L'anno in cui sono nato.
79 - La collezione di materiale (libri antichi, fotografie, stampe ecc) su Terracina, il suo studio e la consapevolezza
dei mille perché amo la mia città.
80 - La prima volta che con la barca di zio Nino sono andato a largo di Terracina e mentre lui pescava io ragionavo sulla
prospettiva da cui si guarda il mondo. Dieci anni.
81 - Le Moleskine (e la penna) sempre con me: aereo, treno, pullman, metro, macchina. Perché un'idea ci mette un attimo a
fuggire via.
82 - Quando nel salotto di casa mettevo su una videocassetta, guardavo una scena, poi pigiavo Pause e rifacevo la scena,
con le stesse battute, la stessa voce e le stesse azioni. Creatività copiativa.
83 - Fra un caffé con una bustina di zucchero di canna e un Sanbitter con qualche oliva, fare la conoscenza di Giorgio
Molinari, collega grandioso, amico carissimo e uomo "micacazzi". Ogni pagina, ogni riga, ogni battuta che scriviamo inseime è una gioia.
84 - Dicembre 95. Dopo 17 anni e mezzo vissuti a Palazzo Pallotta con i nonni, gli zii e i cugini, ci trasferiamo nella
nuova casa.
85 - Da piccolo, quando avevo fame fuori dai pasti, nonna mi preparava pane, acqua e zucchero. Altro che le
merendine!
86 - La domanda frequente "Tu che lavoro fai?". E il modo con cui ho imparato a rispondere sorridendo. "Niente."
87 - Il primo film visto al Cinema. Biancaneve e i sette nani. Eravamo al Fontana con mamma e papà. Poi l'hanno chiuso.
Ora c'è uno pseudo Centro Commerciale.
88 - Ero sugli spalti del Palazzetto dello Sport a vedere il Basket e non riuscivo più a distinguere i numeri del
tabellone elettronico. Avevo sedici anni. Miopia.
89 - Quella volta che lasciai il corso di pianoforte dopo tre lezioni perché mi rompevo i coglioni a fare il solfeggio. Io
volevo già suonare. Ma a sei anni è capibile.
90 - La luce spenta per la prima volta e dalla porta aperta della cameretta vedevo le ombre del corridoio e immaginavo
mostri. Paura. Ma sotto le coperte sei protetto. Come trovare alternative per salvaguardare se stesso.
91 - L'allergia agli acari della polvere.
92 - Aver aiutato un caro amico contro la sua patologica propensione all'estraniamento e vederlo oggi molto più socievole
per aver ripreso la sua vita in mano.
93 - Le albe nel deserto tunisino, quella in cima a un monte appenninico dopo un'uscita notturna, quelle da Monte Giove. I
tramonti dietro l'Himalaya, quelli alle spalle di Monte Circeo l'inverno e quelli Lungo Tevere.
94 - L'estate in cui lavorai al cantiere degli zii a Badino, fra vasi di cemento, stampi, statue e quelle in cui feci il
cameriere in varie pizzerie e ristoranti.
95 - Il palco all'aperto nel Parco di Cavirglia che mi ha visto protagonista per 5 estati consecutive. Le stelle fra le
fronde degli alberi prima che si accendessero le luci e il brusìo di un pubblico innamorato che aspettava solo me.
96 - L'importanza di aver capito che la mia felicità è imprescindibile per vivere.
97 - L'unico insegnamento che mi hanno dato i miei genitori: gli uomini sono tutti uguali nella loro meravigliosa
diversità.
98 - Un mese di corso di Batteria dal maetro Palmacci e poi la scoperta della scoliosi. Busto. Dodici anni. Io e la
musica: non era destino.
99 - Nonno Pietro che, dopo aver finito di suonare la sua inseparabile fisarmonica, mi raccontò per filo e per segno la
guerra, la sua prigionìa e la fuga da Patrasso.
100 - L'ultima volta... ma questa spero di aggiornarla a breve!